La debolezza dei sensi di Angelo Francesco Anfuso

Sfiorano le mie mani
il Tuo corpo ormai unto
di quel piacere
che man mano scivola
come docile bava
di un orgasmo assai precoce.

Le mie mani
sfiorano il tuo calore,
due misere foglie al vento
che vorrebbero afferrarti.
Non possono, sono atrofizzate,
gelide e contorte.
Il desiderio è forte,
si rende vano, impazzisce.
Svanisce nel tempo,
come nube al vento.

Sento il tuo profumo
mi stordisce solo l’idea.

Annuso, annuso, annuso,
ancora, sempre di più.

Ubriaco d’aroma,
la tua pelle è soave fragranza,
inebriante essenza per le mie narici.
Mi turba l’animo, e
Si indebolisce il mio odorato.

Sento la Tua brama,
piccolo eco che si dilegua all’orizzonte.
Armonia di sensi,
flebili vibrazioni
di sospiri e affanni
di un godimento
che non ha uguali.

La tua bocca, le tue labbra,
un ristoro per il mio canto.

Vorrei farla ancora mia
e vedere nei tuoi occhi
l’eterno tormento
di quel desiderio che si cela
e che fa fatica ad appagarsi.

La debolezza ci assale,
non si può sfuggire da essa:
ci appartiene, vive in noi.

Affannati e stanchi,
fissiamo l’orizzonte
in cui si disperde la nostra debolezza.