Io, la tempesta. di Irma Panova Maino

Vorrei essere come te. Vorrei essere quell’ancora che, in mezzo a una tempesta, resta ferma e immobile al suo posto, dando quelle certezze che la mia follia non può garantire.
Vorrei essere come te. Vorrei essere la montagna salda e immota nel tempo, colei che, con la propria sagoma, rende riconoscibile il paesaggio, riportandomi verso quella casa che ancora mi manca.
Vorrei essere come te. Come quella cometa che indica la via, illuminando quel sentiero che avrei altrimenti smarrito, ritrovandomi, nella selva oscura, a contendermi le ossa con le altre belve.
Ma non sono come te, sono la tempesta che spazza via i punti fermi e sono il vento che soffia implacabile fra le valli montane. E ancora, sono la pioggia di meteoriti che punteggiano il suolo con i loro crateri. Sono l’onda che cancella i “ti amo” dalla sabbia e demolisce i castelli innalzati in riva al mare. Sono il tempo che scorre nello strozzo della clessidra, segnando lo scandire dei minuti, delle ore, dei giorni…
Eppure, tuttavia, tu domi il vento e la tempesta. Tu argini l’onda e ripari la diga. Tu sei la stella che brilla nel mio cielo notturno, ricoprendolo di lucciole e piccole lanterne magiche.
Sei la penna del destino, che scrive di nuovo ti amo sull’arenile.