Io, la fortezza di Andrea Leonelli

Vorrei essere come te. Vorrei essere quel cappello che vola via nel vento, libero di seguire le correnti e andare chissà dove, senza preoccuparsi della destinazione, dando quella libertà che la concretezza non può dare.
Vorrei essere come te. Vorrei essere il volo infinito del tempo che scorre inesorabile cambiando il paesaggio attorno, portandomi sempre in posti nuovi e diversi, rendendo casa tutto il mondo.
Vorrei essere come te. Vorrei essere la luce che illumina tutto, rendendo visibili le gabbie delle convinzioni in cui sarei rimasto imprigionato ad elemosinare attenzioni, ringraziando anche delle botte.
Ma non sono come te. Sono il faro che indica il porto sicuro. Sono il rifugio in cui ripararsi e riposarsi. Sono la monotona stabilità dell’ordinario e del quotidiano. Sono la pietra sui cui i ti amo incisi restano. Sono l’abisso che mai si riempirà. Sono la pietra d’angolo su cui costruire fortezze inespugnabili.
Eppure, tuttavia, tu colori il grigio e scompigli i miei pensieri ordinati, usandoli per farne composizioni nuove e fantasiose. Insaporisci i miei piatti insipidi. Sei la lente che mostra cosa c’è oltre le parole, e giochi con le lettere dando nuovi significati e profondità ai ti amo che scrivo quotidianamente. Lasciando i segni tracciati e cambiando inchiostro e carta. Lasciando le anime e cambiando i contesti.

Siamo l’equilibrio fra stabilità e follia