Libertà tra le catene di Gabriele Palumbo

Pensavo di essere come un prigioniero che dopo anni di reclusione si accorge di avere sempre avuto in tasca la chiave per uscire, ma decide di non usarla perché ormai abituato a quella vita rinchiusa…ma mi accorsi ben presto che la situazione era un’altra…era la troppa libertà ad avermi ridotto alle catene…non ero io ad essere in prigione, era la prigione ad essere in me…avevo la voglia, la possibilità di fare ogni cosa, ma ogni volta la speranza si spegneva sul nascere, al primo passo non ne seguiva mai un altro…la catena era sempre più corta…più la mia libertà aumentava più le mie possibilità di movimento diminuivano…i muri si facevano più alti e intanto nella mia prigione interna l’aria cominciava a mancare…questa volta in tasca non c’era nessuna chiave…sarà stata di sicuro in mezzo a qualche cumulo di merda e io non ci avrei mai messo le mani per recuperarla…molto probabilmente non c’era neanche una serratura…