Le catene d’amore son pur sempre catene di Elisabetta Bagli

Quanti tipi di catene esistono in questa vita? Molteplici e di molteplici metalli. Quelle che ci vengono imposte e che accettiamo senza batter ciglio o che, dopo estenuanti battaglie, siamo costretti ad accettare. Quelle che non possiamo evitare per via del senso comune e del quieto vivere, dettate dalla spietata legge della società in cui viviamo. E quelle che, viceversa, ci imponiamo noi.
Alcune catene sono talmente invisibili che quasi non ci rendiamo conto di avere polsi e piedi legati a ganci spuntati dal nulla con l’unico scopo di trattenerci ancorati ai doveri. Le catene affettive, che poi incatenano tutto il nostro essere, dall’anima, alla mente e al cuore sono le peggiori.
Gli insegnamenti di una famiglia, teoricamente “libera” nella quale non esistono confini tra ciò che è tuo e ciò che è mio, fra ciò che tu pensi e quel che penso io, non servono ad altro che a farti crescere senza aver rispetto per la persona che sei, incatenata a un’idea in cui non esiste l’IO ma esiste solo il NOI e nessun tipo di realizzazione personale è ammessa se non vagliata da altri, se non decisa e analizzata in dettaglio per il bene della Comunità, un bene travestito da AMORE per te.
Una vita così non è tua. Sei incatenata a un’esistenza che non ti appartiene e, purtroppo, quando te ne accorgi è troppo tardi. Per poter cambiare tutto, fuggire da una vita misera, piena di rimorsi e di rimpianti, dettati dalla morale, scappi e accetti altre catene, quelle che pensavi ti permettessero la “vera” libertà, vai verso il cosidetto specchietto per le allodole. Spinta dalla disperazione, dal tuo desiderio di rivalsa, di dire qualcosa in questo mondo, di far vedere che ci sei e che, se ci sei, devi poter vivere, le abbracci e vuoi che ti leghino e siano per te per tutta la vita. E non è così. La quotidianità ti fa comprendere che essere fuggita ti ha aiutato solo a renderti infelice. In realtà, le nuove esperienze ti hanno formato e ti hanno liberato da quelle catene che nell’infanzia e nell’adolescenza ti hanno fatto vivere nella bambagia, attraverso le finestre di quelle quattro mura della tua stanza. Ma lontana hai adottato un transfert psicologico e sei diventata di nuovo una “dipendente affettiva”, incastrata nel meccanismo che situazioni malate hanno inculcato nella tua testa, nel tuo modo di pensare e di ragionare. In ogni caso, sei maturata ed è stato positivo essere diventata adulta lontano dalle catene che ti stringevano, ma sono aumentate le responsabilità e le redini della tua vita che per un attimo pensavi di aver imbrigliato nelle tue mani, ti sfuggono nuovamente, perché, in realtà la vita non è mai stata tua, neanche fuggire è servito. La tua vita è sempre stata pensata in funzione degli altri. Mai che nessuno ti abbia chiesto: “che vuoi dalla vita?”. Neanche tu, presa dal turbine degli eventi, hai avuto mai tempo per soffermarti a porti questa domanda: “cosa voglio?”
All’improvviso ti rendi conto che devi cambiare, ti sei stufata di amare, amare e ancora amare. Senti che vuoi essere ricambiata, senti che devi essere amata anche tu. Ma sai che la prima catena mentale che devi spezzare per poterti porre in modo diverso agli occhi del mondo e per poter essere amata per quello che sei, è amarti tu.
Comprendi che forse puoi riuscirci. Comprendi che forse è arrivato il momento, che puoi realizzare i tuoi sogni, i tuoi desideri di vita e di donna. Ma non puoi farlo da sola. Interviene un input esterno che ti aiuta a fare introspezione e senti che così, finalmente, puoi gridare la tua vita, la puoi far esplodere, la puoi mordere come desideri e assaporarla in ogni suo gusto e piacere. Vuoi liberarti dalle catene, quelle che pensavi fossero d’oro zecchino e che, invece, si erano solo bagnate nell’oro. Ci provi, e ti trasformi in ladra. Gli attimi rubati alla vita e al mondo, tra un allentarsi e uno stringersi delle catene placcate d’oro, sono attimi di felicità estrema, mai provata, così intensa e benefica che vorresti continuassero all’infinito. Gli attimi che hai rubato sono privi di convenzioni, privi di catene e ti liberi, finalmente sei libera in anima e corpo e vivi e mordi il presente, vivi e uccidi il passato che ti ha fatto soffrire. Ma tutto dura un attimo, tutto è così breve da non sembrare vero.
Torni a indossare le catene placcate d’oro e rifletti sulla tua vita che per alcuni attimi rubati è stata TUA.
Rifletti e senti che, mentre tenti di rubare ancora, ti si creano altre catene, altri vincoli, l’addizione al bello, al positivo, al piacere, al sentirti amata, al godere nel sentirti dire “sei bellissima”. Piangi e ridi, confusa vuoi che queste nuove catene ti stringano ancora, vuoi che ti amino di nuovo, che ti stritolino fino a farti male, solo per poterle sentire ancora su di te.
E ti rendi conto che sono effimere anche quelle frasi, quegli occhi, quelle carezze anelate e desiderate e all’improvviso materializzate, effimere perché non sono per te. Ti danno la libertà di essere te stessa, ma non sono per te. Sono solo il gioco perverso di una mente che non vuole lasciarti andar via, sono catene senza amore e senza odio, aggrovigliate al tuo corpo e alla tua anima dalle quali non vuoi fuggire. E allora perché continuare? Perché ormai sei incatenata a doppio filo a questo qualcosa che non esiste ma che sai che con le sue catene ti rende libera. Hai il sapore della libertà nella tua bocca e vuoi continuare ad assaporarlo per lungo tempo ancora.
Ora sono due le catene che hai al collo e che stringono con la stessa intensità sebbene gli scopi nel farlo siano diversi. Una, scelta da te, è quella che non ti fa volare, che non ti fa vivere. Mentre l’altra, scelta sempre da te, è quella che ti dà piacere e libertà giusto il tempo di pochi attimi rubati.
Le spezzerai entrambe.