La follia di Vito Nomade

Come scusa?
Dici che sono pazzo, solo perché normalmente (passami il gioco di parole) dico quello che penso? Sì è vero, a volte esagero, ma non sempre.
Almeno secondo me.
Quella mattina, però, devo avere pestato i piedi a qualcuno, vero?
Ma io dico; se scrivi su un blog o su Fb o su altri cazzi di siti simili, perché non dire quello che pensi? Va bene, scusa, niente parolacce…
Però sarai d’accordo con me che non c’è più la famosa o famigerata libertà di parola in questo (ex) Bel Paese? E poi cosa mai avrei scritto di male, parlando dell’ex Presidente? Ho scritto solo che si fot… ok ok, lo evito! Ripetermi fa male dici.
Se lo dici tu!
Ahh, la volgarità ti offende. E poi stai qui, davanti a me e insisti nello spiegare come ci si comporta in pubblico, come ci si comporta nel caso si scriva ad altre persone… ma perché tu scrivi a te stesso?
Ma allora il matto sei tu, non io.
Eccolo, ancora offeso… che palle di uomo che sei.
Ma lo sai che una volta io ero un giornalista? Bravo anche! E molto ricercato, aggiungo!
Poi un giorno, anche in quella occasione, ho scritto di un povero… ok, niente epiteti, di un politico che rubava allegramente soldi pubblici e faceva a metà con un finto cattolico pederasta… ma cosa t’incazzi? Era vero!
Eccolo lì… sempre a urlare che questo non si dice, che quello non si scrive: ma perché non vai anche tu a darvia… ah, eccolo il vero macho che si maschera da giustiziere della verità e picchia il povero imbecille di turno!
Voi siete tutti uguali: sia qui dentro, che fuori, nelle piazze! Non importa se in divisa o con una penna, voi potete farlo.
Siete voi a fare i casini e a risolverli, dando a quelli come me la colpa di tutto.
Noi, per voi, siamo capri espiatori e capre da sodomizzare, ecco cosa siamo!
Eccolo finalmente il tuo vero “io”!
Come mi hai definito? Sporco comunista?
Ma tu lo sai cosa vuol dire essere sporco?
No vero?
Tu e tutti quelli come te, siete capaci di gridare slogan e parole al vento sentite e risentite milioni di volte; senza senso, ma già dette e quindi, secondo voi, reali.
Bè mio caro dottore, sbagli!
Tu sei qui dentro, davanti a me, con un camice simile e con gli occhi sbarrati al sentire quello che io e tutti gli altri ti diciamo, una volta alla settimana, in queste insulse riunioni di gruppo. E poi? Che ne fai delle nostre parole?
Niente vero?
Finiscono in un file o in un cassetto a svanire, perché tu possa tornare a casa dalla tua bella famiglia e fingere di essere sereno, mentre ti genufletti al potere. Magari sentendo nell’aria il profumo di corna o di infelicità. Ecco cosa significa essere sporco: ipocrita.
Senza avere un tuo reale pensiero perché, tanto, non lo potresti esprimere.
Noi almeno torniamo nelle nostre celle imbottite. Ma con i nostri pensieri possiamo vivere.