Attimi di follia di Adrena (con il contributo di Nadia Milone e Rossana Roxie Lozzio)

Alle otto di ogni mattina Anna elargisce una miriade di ordini da far eseguire a sua figlia, poi esce di corsa gridando e sbattendo la porta. Valentina non l’ascolta più, risponde a cadenze prestabilite alternando i sì, ai va bene. Il rumore della porta definisce la fine di quelle urla e l’inizio del nuovo giorno. Chiara e Annalisa arriveranno di lì a poco accompagnate dall’odore di tre cornetti alla crema appena sfornati.
Il chiacchiericcio delle tre amiche si ferma alle prime note de “La follia” l’opera di Vivaldi. Valentina ha srotolato la tela a tappeto e deposto i vari pennelli vicino alle ciotole di terracotta. Le prime gocce cadono lentamente seguendo la sinfonia, strisciano leggere le pennellate, poi… i colori si susseguono velocemente, il rosso, il suono del basso, il verde, il suono frenetico dei violini, il giallo, l’arancione. Piccoli tocchi di colore a passi di danza. Strisce di colore e volute, e ancora colore che schizza dappertutto. Brevi pause, il blu, la musica incalza ed è ancora rosso, ancora giallo, arancione. Rallenta il ritmo, il verde, l’azzurro.
Valentina è rapita dal ritmo, ora appoggia le sue mani direttamente sulla tela, si rotola nel colore.
Attimi di follia li chiama sua madre. Per lei, invece, non è così. Tutto questo è vita, ognuna di quelle singole macchie colorate, che sembrano buttate a caso sulla stoffa, non sono altro che rappresentazioni dei suoi stati d’animo. Apparentemente differenti tra loro ma così dannatamente intimi! Valentina ha bisogno di sentire il contatto diretto con il colore, di toccarlo, di annusarlo, di viverlo appieno.
Chiara la conosce da quando erano bambine e ancora, nonostante tutto il bene che le vuole, non è riuscita ad accettare quelli che definisce attimi di follia, proprio come sua madre! Annalisa, invece, la guarda senza capire. Vederla così felice, in mezzo ai suoi colori, le regala un’euforia inaspettata.
“ Ti ho sempre amato per quel che sei” esclama Annalisa prima di correrle incontro, abbracciarla e saltare riempiendosi spudoratamente i vestiti di quei colori.
“Non ti sporcare” … lontane eco, ossessioni da dimenticare.
“Scusate, non ci stò…” dice Chiara, esce sbattendo la porta, proprio come Anna.
“Sono proprio identiche quelle lì” commentano tra i denti ed in coro le due amiche.
Rimaste sole, la voglia di trasgressione detta le sue regole; si strappano i vestiti, si dipingono l’un l’altra, iniziando dal viso scendono sempre più giù, ridono fino alle lacrime, piangono, si abbracciano. Rivoli di colore primario si mischiano tra loro formando il verde, l’arancione, il viola.
Tutt’intorno è bianco. Troppo bianco!
“Valentinaaaaaaaa”
“Dio, è tornata mia madre. E adesso che cosa si fa? Sì, mamma, sono nella mia stanza con Annalisa, dimmi…”
“Non hai portato il cane fuori?” urla.
“ Il cane? Non l’avevi con te?”
“Te l’avevo detto prima di andar via, mi hai sentito? Valeeee, vieni subito fuori dalla tua stanza, adesso!”
“No, proprio non posso… oddio ma che fine ha fatto il cane?”

D’un tratto eccolo spuntare da sotto il letto, correre per la stanza, e finire dritto dritto sulle ciotole dei colori rovesciandole.
Attimi di caos totale. Anna è dietro la porta della stanza, l’apre.
“Noooooooooooooooo, non è possibile, ora pulisci tutto! Ma tu sei pazza da legare!- poi, rivolgendosi al cane – e tu dove credi di andare così conciato?
Anna insegue il cane, inciampa, si sporca. E le piace! Sì, le piace molto, si diverte.
Sono di nuovo in tre nella stanza… dipingono le pareti. Il trompoeil che prende forma rappresenta una finestra aperta e un prato dove correre felici.