Un amore tra il saliscendi di Anna Ciraci

Arrivava, come ogni giorno, sempre alla stessa ora col suo modo d’esser squadrato e tutto d’un pezzo dava l’idea d’esser solido ed efficiente, in contrasto con i colori sgargianti che sfoggiava nelle sue vesta, che lo rendevano affascinante e irresistibile. Ogni mattina saliva fin sopra, all’ultimo piano, dove risiedevano gli uffici dei dirigenti con poltrone di pelle e scrivanie in rovere lucidate a dovere durante la notte.
Lo osservavo in silenzio dall’angolo opposto bramandone l’essenza e senza mai trovare il coraggio di far alcuna mossa.
Spesso c’era così tanta gente che la tastiera dei piani sembrava una centrale elettrica da quanti tasti erano illuminati. Ed io passavo il tempo a guardare Lui, mentre Lui sembrava ignorare persino il mio esser presente…

Era una domenica mattina, il palazzo era deserto, nessun saliscendi a comando e le mie porte erano chiuse come fossero palpebre dormienti. D’improvviso mi sentii chiamare: piano terra, era Lui.
Il mio Portatile era lì, sotto il braccio del suo proprietario.
Si rifletteva dentro il mio specchio lampeggiante di verde, elegante.
La sua intermittenza sembrava chiamarmi da dentro il riflesso, sempre più intensa fino a trasformare persino il colore e da verde divenir rosso, come l’immensa passione che mi trasmetteva.
Non potei resistergli. Cominciai a sbarellare come fossi impazzito, mi fermavo a ogni piano senza aprir le mie porte solo per ritardar l’arrivo. E intanto la temperatura al mio interno saliva fino a crear una condensa sullo specchio. L’uomo era agitato e continuava a schiacciare l’apertura delle mie porte, decisi allora di lasciarlo andare, mentre il Portatile sembrava fumare dentro le sue mani sudate. Così aprì le porte e mentre scendeva, Lui aumentò talmente tanto la sua temperatura da scappargli di mano e cadere al mio interno. Chiusi le porte.
L’uomo continuava a bussare con tutta la forza ma io avevo altro da fare col mio Portatile…

Quando finalmente l’Ascensore aprì le sue porte l’uomo da fuori fu invaso da una nuvola di vapore, in mezzo alla nebbia improvvisa gli sembrò di veder dentro lo specchio il suo portatile che lo salutava, allontanandosi fino a divenir un puntino.
L’uomo si strofinò gli occhi incredulo e rimase fermo davanti alle porte di quell’ascensore attonito per qualche secondo, infilò dentro le porte solo la testa nella vana ricerca del suo portatile svanito nel nulla.
Scese le scale e tornò a casa senza mai raccontare a nessuno l’intera vicenda. Non comprò mai più un portatile in vita sua e soprattutto non salì mai più in ascensore.