La fermata di Diana Mistera

È una mattinata invernale ed io ho una conferenza nella capitale, é il mio compleanno ed é bello trascorrerlo a fare qualcosa che davvero mi piace, nonostante l’ansia, mi ascolteranno 150 persone.
La neve é tutta sciolta, trasformata in immense pozzanghere di acqua sparse per tutta la strada, sulle strisce pedonali, alle fermate dei tram. Sono abbastanza fortunata, l’orologio segna le 12.30 del mattino quindi le temperature si sono alzate: segnano 0 gradi, non rischio di ritrovarmi per terra nella capitale finlandese facendo una tipica figura della ragazza di campagna per colpa delle pozzanghere trasformate in pericolosissime trappole di ghiaccio.
É tardi, ho promesso all’organizzatrice del meeting di arrivare almeno una mezz’ora prima , ma ovviamente sembra una cosa alquanto improbabile a meno che non prenda il tram anche se amo camminare. Senza ancora aver deciso cosa fare, guardo l’orologio, ho ancora 15 minuti, il tempo che il tram impiega per arrivare alla mia destinazione e mi ritrovo alla fermata con altre 10 persone ad aspettare il 4T, che arriva e l’unica a salire sono io, gli altri hanno altre direzioni e si stanno già preparando; poco distante, sta arrivando il numero 12. Il 4T é semivuoto, strano per quell’orario.
Rovisto nella borsa in cerca del borsello, quando c’é fretta non si trova mai, eccolo finalmente! Sorrido impacciata al conduttore che mi guarda spazientito chiedendomi se ho le monete, rispondo che no, ho solo la banconota da 20e, per fortuna il semaforo é ancora rosso, quindi non può comunque ripartire; si mette a contare il resto che mi deve fare, pare che stamani abbiano tutti deciso di pagare con banconote da 20. Sposto lo sguardo nei posti a sedere, ne cerco uno vicino al finestrino, così che posso contare le fermate e…ti vedo! L’ immancabile zaino nero ai piedi, un giaccone scuro ed il cappellino viola di lana dove hai racchiuso i capelli, hai la barba, sei nuovamente tornato al look Vladesco. Mi guardi, ti rido in faccia, mi sorridi con l’espressione di uno che ha già rivissuto la stessa scena, che ti ritorna in mente da chissà quali meandri della memoria ah si , eccola era la metropolitana, era Londra 11 anni fa. Mi siedo poco distante, preoccupata a contare le fermate. Ti guardo di sfuggita spesso, pure tu guardi me forse ancora cercando di capire dove mi hai già rivista. Io penso all’assurdità del caso: quante volte ho desiderato incontrarti sul tram? Scendere alla stessa fermata perché stiamo andando nello stesso luogo, offrirti un caffè con quella sfacciataggine che non so se avrò mai, ed invece; ti trovo nel tram il giorno del mio compleanno, un giorno in cui io, sono di fretta; tu, che non prendi mai i mezzi pubblici. Mi guardi e mi sorridi di nuovo, alzando gli occhi dai fogli che stai leggendo; controlli quando la mia mano spingerà il pulsante per scendere, mentre continuo a contare le mie fermate guardando fuori. Vedo la chiesa che si avvicina, la mia fermata , premo il pulsante, ti saluto con un ” bye” tu sorridi e rispondi ” bye sweetheart , have a good day”senza spostare i tuoi occhi dai miei, con quel magnetismo che sento ogni volta e che senti pure tu.
Il cuore ha accelerato i battiti, le guance sono arrossite , ringrazio mentalmente l’inventore del fondotinta ed il mio british self control, scendo, il tram si allontana e mi stai ancora guardando sorridendomi come solo tu sai fare e mentre scivoli via, mi chiedo, chissà se mi hai riconosciuto.