Ripensandoci, il giorno che ricevette la telefonata di Valentina, fu presa da una leggera malinconia: era passato tanto tempo, ma il ricordo di quegli anni era più vivido che mai, e con esso, il rimpianto per le cose non fatte e per quella voglia di interiorità così forte allora, e persa piano piano con l’andare degli anni. Scrivere poesie era stato per loro, un espressione forte di sofferenza interiore (quella sofferenza senza la quale non si riesce a scrivere…….. ) Così pensavano entrambe.
Erano versi pieni di lacerante solitudine e malinconia e riflettevano, in parte, l’influsso dei poeti che loro amavano di più ( Garcia Lorca e Pablo Neruda), inoltre, le loro letture “impegnate” erano per loro fonte d’ ispirazione e stimolo alla continua ricerca della vera natura del loro mondo interiore, tormentato come può esserlo quello di due giovani donne sensibili e intelligenti unite da una comune curiosità per tutto ciò che le avrebbe messe nella condizione di porsi delle domande, le cui risposte, si dicevano, non sarebbero mai state esaurienti.
Già!…. non erano cambiate ……..ma quelle che erano state, ora non lo erano più! A questo pensava quel giorno Eleonora, e le vennero in mente quei versi di Neruda che tanto erano piaciuti sia a lei che ad Elisa (:………….la stessa luna che fa biancheggiare gli stessi alberi, noi, quelli di allora più non siamo gli stessi!)