E quando mai… di Irma Panova Maino

C’era una volta… Questo è il modo con cui iniziano la maggior parte delle favole che conosciamo. Favole intrise di falsi quadretti immaginari che possono solo confondere le idee dei nostri figli, creando probabilmente delle psicosi che poi li condurranno direttamente dall’analista.
C’era una volta il principe azzurro… in calzamaglia aderente… parliamone! Che razza di principe è uno che si presenta con un paio di leggins attillati… solo uno che va a farsi “biancaneve”… Ecco… è proprio questo il punto. Ve ne rendete conto? Favole in cui i cuori vengono strappati da cacciatori che poi, pentendosi, vanno a fare la pelle al lupo, il quale nel frattempo si è sbranato la nonna e ha cercato di farsi… oddio “cappuccetto rosso”! Non vorrei dire, ma il tutto è piuttosto provocatorio e fuorviante. E che dire della Sirenetta? Ci stupiamo forse che abbia cercato di avere un paio di gambe per poter irretire l’amato? Io no, visto che le squame della coda le arrivavano fino alla vita. Spero di non dover fare uno schemino per spiegare questo passaggio. Prendiamo invece in considerazione Hansel e Gretel… e l’orrore che l’immaginario può far scatenare nella fantasia, pensando a due poveri bambini schiaffati in forno e poi mangiati… e non si può nemmeno dire che fossero stati invitati “per cena” a casa di Hannibal Lecter. La lista è lunga e su ogni fiaba, che ci è stata raccontata, si potrebbe rilevare qualcosa di profondamente deviante, ma quella che più mi ha raccapricciato, fin da sempre, è stata quella di Pinocchio… e qui mi fermo, ogni commento è veramente superfluo.