Big bubble e patate fritte di Maena Delrio

Big bubble e patate fritte di Maena Delrio

Fuori concorso

Aveva un retrogusto di Big bubble alla fragola e patatine fritte San Carlo, questo lo ricordo bene. Già, il mio primo bacio. Sul sedile posteriore di un pullman sgangherato, seminascosti dalle felpe e dagli zainetti, in partenza verso una destinazione qualunque, di quelle che sono le solite mete di una gita di terza media. Lui era uno di quelli che adesso non guarderei nemmeno se l’avessi davanti, ma a tredici anni mi era sembrato bellissimo. E mi aveva anche dedicato una poesia: vola colomba, vola lontano, và da Rebecca e dille che l’amo. Carina, no? Devo averlo ancora quel biglietto, nascosto tra le pagine dei miei vecchi diari. In realtà anche io ero una di quelle sulle quali adesso non scommetterei tre reali: l’adolescenza è un’ epoca bizzarra, non sei né carne né pesce, ti puoi ritrovare ad avere una terza di reggiseno dall’oggi al domani e non sai che fartene, perché tu vuoi ancora andare al mare con solo il pezzo di sotto del costume; ti si ingrossano le cosce, ma l’altezza rimane sempre quella che avevi a dieci anni; ti vesti orribilmente, perché tua madre ha paura di rovinare la tua autostima, e anche se scegli outfit improponibili, ti dice sempre che sei bellissima. Così esci in giro in stile arlecchino. Ti puzzano le ascelle anche se ti sei messa il deodorante dieci minuti prima, e sempre tua madre(Dio, fa che io non sia così se avrò figlie femmine) il giorno in cui ti è venuto il ciclo ha telefonato a tutto il parentado per diffondere la notizia che eri diventata una signorina, ma tu ti stavi solo vergognando da morire; e, a dirla tutta, ti girano anche le balle perché ti è successo a scuola e al suono della campanella sei rimasta seduta con lo sguardo basso e due immensi aloni di sudore nella maglietta, finché la prof non ha capito, per fortuna, e ha mandato la bidella a chiamare a casa.
Dicevo, appunto, che l’adolescenza è una bestia strana. In piena tempesta ormonale, ti vien voglia di provare cose che fino al giorno prima ti avrebbero disgustato: un bacio sulla bocca ad esempio. Non quello classico, a stampo, tu vuoi quello con la lingua, perché è così che fanno nei film. Ed è per questo che ti sei allenata ore in camera tua, riempiendoti di bava il pugno chiuso, che nemmeno un neonato con la smania dei denti in eruzione. Il fatto è che non ti senti pronta: non è tanto il gesto tecnico, quanto gli anni di menate sull’igiene dentale, sono quelli che finora ti hanno fatto desistere dall’intento. Per farla breve, come farai ad essere sicura che il tuo principe azzurro, quando verrà il momento, si sia lavato i denti? Chiederglielo non puoi, dato che rischieresti di minare irreparabilmente l’atmosfera romantica nella quale sogni, da tempo ( tre mesi circa), che accada: una roba tipo quella che hai visto nel film animato della sirenetta per intenderci, con Sebastian che canta «Baciala!», le ostrichette che fanno il coro, la barchetta coi due innamorati che attraversa un placido specchio d’acqua, e le chiome dei salici che si chiudono al loro passaggio. Ovviamente, un tramonto rosa shoking. , nel bel mezzo della scena, immagini Ariel che chiede a Mark: «Lo spazzolino l’hai usato stamattina». Improponibile, non trovate?
Hey, ora che ci penso, io non ho avuto nulla di tutto questo: ci sarebbero gli estremi per far causa alla Disney, una denuncia per gravi traumi adolescenziali dovuti alla diffusione di un’immagine distorta e fuorviante del primo bacio. Quanti psichiatri si saranno fatti d’oro per aiutare i pazienti a metabolizzare la realtà, così diversa dalle attese? Sarebbe la volta buona che divento ricca!
Dicevo, appunto, che non ho avuto nulla, nemmeno un tramonto. Eppure non credo che sia stato poi così male. Un attimo prima stavamo uno vicino all’altro a masticare chewingum, e un attimo dopo la sua lingua era nella mia bocca e sfregava sul mio apparecchio ortodontico. Credo che, se non avessimo passato quella galleria, non sarebbe successo nulla, ma al buio, si sa, è tutto più semplice. E quando la luce è tornata ci siamo ritrovati sudati, bagnati, eccitati, scompigliati come solo il primo bacio può fare, seduti sui sedili di un pullman puzzolente pieno di adolescenti urlanti che gridavano «Galleria!» e fortunatamente non si erano accorti di noi due che suggellavamo il nostro patto d’amore in silenzio; paonazzi e senza fiato come se avessimo corso la maratona di New York in meno di tre ore.
Insomma, nonostante la location non fosse la migliore, e nemmeno il ragazzo si sia poi rivelato il mio principe azzurro, mi rimane un bel ricordo: credo che, come tutte le prime volte, sia il mix di paura, eccitazione, adrenalina, che rende il gesto irripetibile, unico e inimitabile, e per questo motivo estremamente prezioso. In quei pochi istanti la mia mente ha decollato e si è persa tra le nuvole, il cuore ha perso un battito. E l’ebbrezza di quel momento speciale si è stampata con inchiostro indelebile sul primo dei tanti bigliettini da incollare sul diario segreto del cuore, che in seguito avrei riempito di altrettante prime volte, scritte in tinta arcobaleno, con un vago odore di fragola e patate fritte.

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3 Risposte a “Big bubble e patate fritte di Maena Delrio”

  1. Fresco, carino, riporta all’età più bella, quella delle scoperte. Brava

  2. Peccato sia fuori concorso.
    Mi piace perché mi porta indietro di un bel po’ di anni.

  3. Il primo bacio è qualcosa che non si può dimenticare, hai catturato l’emozione in tutto il suo splendore e in tutto il suo sconvolgimento e, anche se non partecipi al concorso, io ti voto lo stesso! Molto bello.

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