Unica testimone, la luna di Cristina Pezzica

Unica testimone, la luna

Tratto da: “Col favore delle tenebre” (di prossima pubblicazione)

«Grazie», le disse Brigitte. «Di tutto.»
«Non ho mica fatto niente», sbuffò lei.
«Però mi hai ascoltata, anche se non eri d’accordo con me. E io avevo bisogno di parlare… di sfogarmi con qualcuno.»
Sibille si strinse nelle spalle. «Forse dovresti andare alla polizia, dopotutto.»
«Sì», mormorò Brigitte, in tono piatto. «*Forse*.»
Ma qualcosa, nel modo in cui lo disse, fece capire a Sibille che non l’avrebbe fatto… né quella sera, né mai.
«Ci vediamo poi», concluse in fretta Brigitte. Le fece un cenno di saluto, girò sui tacchi e sparì in soggiorno, lasciandosi dietro solo una scia di aria gelida.[…]

Brigitte scavalcò lo scalino liso e consunto e si ritrovò immersa nell’oscurità che avvolgeva Via Mazzini. La strada era deserta; anche se erano appena le otto di sera, faceva troppo freddo perché i rapallesi si attardassero in giro. Nubi cariche di pioggia si addensavano nel cielo color carbone, rischiarato a malapena dalla luce della luna. Mentre si incamminava lungo la via, Brigitte si disse che probabilmente l’indomani ci sarebbe stato un diluvio. O forse quella notte stessa. […]
‘E adesso che faccio?’, si chiese avvilita. Non ricordava di essersi mai sentita così disperatamente sola.
‘Potrei parlarne con Sonia’, rifletté. Ma scartò subito l’idea. […] Avrebbe avuto troppe cose da spiegarle, a cominciare da quello che era successo fra lei e Quentin. Se avesse saputo che il Mostro delle Ombre poteva celarsi dietro uno dei due tizi che l’avevano minacciata – oppure dietro a *tutti e due* – con ogni probabilità Sonia sarebbe svenuta.
‘Forse dovrei chiarire le cose con papà, domani. Lui saprà senz’altro consigliarmi cosa fare.’
Il ricordo della lite di quella mattina era ancora dolosamente impresso nel suo cuore. Ma se gli avesse raccontato tutto, se gli avesse detto che lei e suo fratello erano in pericolo, forse il padre si sarebbe addolcito. Adorava Tommy.
Forse l’avrebbe addirittura perdonata per essere andata a letto con un criminale…
In quel momento, dal buio si alzò uno scricchiolio duro e sinistro. Ripensando alla visita dei due malviventi, Brigitte si guardò intorno. Allarmata, accelerò il passo.
‘Sta’ calma’, si disse. ‘È tutto okay, sarà stato il vento. Oppure una finestra rotta.’
Le facciate delle case incombevano sui due lati della via, simili a giganteschi volti impassibili. Brigitte rabbrividì. Aveva la netta sensazione che quei volti di pietra stessero fissando proprio lei, come se sapessero che non apparteneva al quartiere in cui si stava inoltrando. Lei, l’intrusa. […]
In strada c’era buio pesto. ‘I lampioni saranno guasti’, pensò nervosamente, guardandosi attorno. Per tutto il periodo di Natale, via Mazzini sarebbe stata rischiarata da grandi archi luminosi e coloratissimi arabeschi, ma ci volevano ancora almeno due settimane prima che gli operai della compagnia elettrica venissero ad appendere le luminarie in tutta la città. E la luna sopra di lei – uno spicchio d’argento contro il nero velato d’ardesia – non aveva proprio nulla di dolce o romantico; era semplicemente assente.
‘Quanto vorrei che fosse giorno! Se solo…’
Un altro scricchiolio, più forte del primo. Ma era anche più vicino?
Brigitte sussultò e si guardò alle spalle.
«Chi… chi c’è?», gridò, scrutando il buio. Si sentiva la bocca talmente arida che quasi non riconobbe la sua voce. «C’è qualcuno?»
Non riusciva a scorgere nessun movimento, neppure alla pallida luce della luna. Ma anziché calmarla, quel silenzio irreale le diede i brividi.
Senza riflettere, indietreggiò barcollando fino al carruggio più vicino e si appoggiò al muro, il respiro corto e affannato.
Il vento si alzò intorno a lei […]. Era così gelido che la fece rabbrividire fin dentro alle ossa. Per ripararsi, Brigitte indietreggiò ancor più nel buio fitto e impenetrabile del vicolo.
E proprio allora, come per un segnale convenuto, l’oscurità intorno a lei prese improvvisamente vita.
Prima che Brigitte potesse reagire, prima che potesse anche solo rendersi conto di cosa le stava succedendo, una forza travolgente la scaraventò dall’altro lato del vicolo. La sua testa picchiò contro il muro di cemento, strappandole un grido stridulo.
Subito, l’oscurità che l’aveva aggredita la inchiodò a terra. Brigitte sentì che delle lame affilate si conficcavano nella sua carne, per trattenerla. Disperata, cercò di scalciare, ma era intrappolata sotto la forza di quella… di quei… di…
Riusciva a scorgere solo dei bagliori di occhi scintillanti nel buio, dei lampi d’argento che guizzavano fulminei. E intanto la forza che l’aveva intrappola la strattonava lungo il vicolo, nel buio, trascinandola via, soffocandola…
Attraverso uno squarcio nella coltre di nubi, la luna riuscì a gettare un debole spiraglio argenteo nel vicolo polveroso. E alla sua luce, Brigitte vide finalmente chi, o meglio che *cosa*, le stava di fronte.
A quel punto, strillò con tutto il fiato che aveva in gola.

7 Risposte a “Unica testimone, la luna di Cristina Pezzica”

  1. Adoro quella terra.
    Brava!
    Voto questo testo.

  2. Ritmo serrato, atmosfera da brivido, ho voglia di leggere tutto il libro per sapere “cosa” ha aggredito Brigitte.

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