Prima che cambi il vento di Marina Atzori

Prima che cambi il vento

È finita una volta per tutte. D’altronde era giusto che andasse così. Proprio come in tribunale: l’udienza è tolta! Per questo sto cercando di voltare pagina. La parola fine doveva comparire sul finto cortometraggio, mio e di Francesca. Che poi di corto aveva poco e niente. A me è sembrata più una lunga attraversata nel deserto, che il breve preludio di un film. La sabbia negli occhi erano le bugie e il sole cocente erano le grandi sudate che mi facevo per convincerla a stare zitta per più di due minuti di fila. Abbiamo preso strade diverse, tutto qui. Era ora che il buon senso prendesse il sopravvento, anche perché del sentimento erano rimaste solo le briciole. Che dire? Bisogna andare avanti, e io a spizzichi e bocconi in qualche modo, avanti ci sto andando. Dove arriverò? Questo è ancora tutto, ma proprio tutto da vedere.
Sono un giovane avvocato civilista, un uomo tutto d’un pezzo che sa sempre quello che deve fare quando si tratta di decidere per gli altri. Per quanto riguarda me stesso invece, dovrei rivedere un paio di aspetti che con la risolutezza e la sicumera hanno ben poco a che vedere. Ogni tanto mi piacerebbe essere un teppista, fare a botte con qualcuno per strada, salire in alta quota e urlare al mondo, a braccia spiegate, quanto vorrei essere diverso da quello che sono. Vorrei provare l’ebbrezza di scombinare le carte, di sentire il vuoto sotto i miei passi decisi.
Stasera, tanto per cambiare, sono qui, nel mio letto ancora sfatto da stamattina. Adoro la notte e i suoi silenzi provocatori. Spengo la luce e scende quel velo, che durante il giorno copre tutti i miei piccoli segreti. Nulla di che… si fa per dire. Trattasi di parole non dette, lacrime trattenute, accartocciamenti interiori vari, camuffati durante il giorno, da qualche sorriso forzato.
Nella testa della gente la figura dell’avvocato si avvicina a quella di un Guru. In buona sostanza distribuisco soluzioni a destra e a manca come fossero caramelle. In questo momento confusionario, sto vivendo una storiella poco impegnativa. Detto tra noi, Paola mi serve a sentirmi meno solo. Quando ho voglia di divertirmi, la chiamo e lei, che si sente più sola di me, scatta come una molla. Chissà cosa ci trova in un tipo come me? Sono più chiuso di una cassaforte con le donne. Nel mio ufficio succede di tutto con lei. Più di una volta ho liberato la scrivania dalle mie scartoffie per fare spazio ai nostri impulsi passionali. Nessuna promessa, zero regali… A Paola non devo nulla, nulla di più di un milione di scopate senza alcuna pretesa.
A breve la chiamerò di nuovo. Succederà come tutte le altri notti. Lo farò per scordarmi di quel nome di cui vi ho accennato all’inizio.
“Ciao… sono io, ti va di venire da me? Ho voglia di te.”
“No stasera non posso. Come stai Massi? Ti sono mancata oggi?”
“Cos’è uno scherzo? Il tuo mi sembra un interrogatorio. Se vuoi sapere tutte queste cose, vieni qui a chiedermele… ”
“Tranquillo, non voglio metterti in difficoltà. Mi è bastato che tu non rispondessi nemmeno a una sola delle mie domande.”
“Come sarebbe… hai una voce strana, è successo qualcosa che non so?”
“No, non è successo un bel niente. Semplicemente, sparirò dalla tua vita, sappilo. Ho bisogno di riordinare le idee.”
“Che dici? Su cosa? Ti serve un aumento? Ma scusa, fammi capire, se non ti avessi chiamato io che avresti fatto?”
“Un aumento? Fottiti Max, tu insieme ai tuoi soldi! Ho lasciato un biglietto a Valerio. È arrivato il momento di salutarci mio caro Avvocato… ”
“Hei! Aspetta a mett e r e giù!”
Ho provato a richiamarla, ma niente, non risponde.
Come farò con i clienti, le telefonate? Non posso farcela da solo! No, non posso!
Cosa mi avrà scritto? Ma che sta succedendo? Perché ho così tanta paura di saperlo?
Devo sentire il mio socio. Ho bisogno di spiegazioni.
“Valerio, maledizione a te! Da domani sono nella merda! Perché non mi hai detto nulla?”
“Cosa ti aspettavi Max? L’hai usata. Non poteva andare avanti ancora per molto. Ci siamo parlati stamattina, lei prova qualcosa per te, lo sanno anche i muri.”
“Non dire stronzate. Avanti leggi!”
“Tu ti sei bevuto il cervello socio, non ti sei accorto di niente? Non voglio crederci. Da quando non guardi una donna negli occhi Max? Non me lo dire da quando, perché già lo so. Sono novantuno giorni. Novantuno cazzo di giorni, capito? In tutto questo tempo, ti sei mai posto qualche domanda che per soggetto non avesse un nome che inizia per F.?”
“Dimmi cosa c’è scritto Valerio.”
“Va bene, l’hai voluto tu… ”
Massi, così non mi basta più. Ho voglia di sentirmi viva. Ma tu lo sai chi sono io veramente? Non credo. Io, però, ho capito bene chi sei tu. Uno che non è in pace con se stesso. Vorrei una piccola barca, la nostra barca, mia e tua, per sentirmi libera di amarti, per sentirci liberi dal passato.
Ecco adesso che faccio? Lei sa cose di me che Francesca neanche immaginava. Devo correre da lei. Devo farlo in fretta. Prima che cambi il vento, dobbiamo salire sulla Nostra Barca.

26 Risposte a “Prima che cambi il vento di Marina Atzori”

  1. Ma…?! Voglio sapere come continua, non puoi lasciarmi con il fiato sospeso! 😀 Ti prego continualo, sono davvero curiosa di scoprire se su quella barca riusciranno a salirci tutti e due!

  2. Voto questo testo.
    profondo, scava nei sensi di colpa e nell’indifferenza gratuita di un egoismo troppe volte manifestato. Emozione da brivido nel finale.
    Complimenti Marina, come sempre perfetta.

    1. Luisa sei fantastica, mi riempi sempre il cuore con la generosità delle tue parole! Un abbraccio

  3. Un racconto molto bello con un finale sorprendente! Voto questo testo!

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