In stand by di Claudia Lo Blundo

In stand by

Fuori concorso

“State tranquilli, vi giungerà una telefonata direttamente da noi!”
“Ma…a che ora telefonerete?”
I due al di là della scrivania si guardarono. Poi la donna rispose quasi severa.
“Non sappiamo dirvelo adesso. Telefoneremo quando potremo: certo durante l’orario di lavoro.”
Al di qua della scrivania marito e moglie si scambiarono uno sguardo.
“Anche di notte?”
“Di notte? Ah si certo, per voi, ahahah! Si, anche di notte”
L’attesa si sa è lunga quando si desidera qualcosa o si teme qualcosa e loro due di timori ne avevano molti, in particolare temevano di non aver dato una buona impressione di se stessi, ma…era colpa loro se non erano ricchi?
Poi, tornati a casa iniziarono ad attendere. Ma il cellulare non registrava mai la chiamata attesa e la segreteria del telefono fisso non rilasciava mai il segnale che durante la loro assenza da casa fosse giunta una telefonata.
Intanto il tempo passa! Per la verità passano i mesi e i due possono festeggiare la nascita della loro prima bambina.
La telefonata?
No, non se ne erano dimenticati ma nonostante avessero protestato dicendo che per loro non sarebbe cambiato nulla, non avevano potuti opporsi al consiglio che avevano ricevuto, diciamo, senza mezzi termini: adesso pensate alla nascita del vostro bimbo e poi…!
Poi?
Beh, poi si vedrà!
Ormai non ne parlavano più nemmeno tra loro due. Per rassicurare l’altra, nonostante non fosse vero, col proprio silenzio, lui sperava di farle credere di essersene dimenticato. E l’altra? L’altra faceva altrettanto, ma non era vero nemmeno per lei. Di vero c’era che si sentivano legati a quell’esserino che col suo arrivo e le sue continue richieste di attenzione aveva stravolto le loro vite e i loro progetti. Avevano semplicemente messo in stand bay un pensiero che, talvolta li faceva sentire in colpa.
E già, anche perché ci si mettevano di mezzo i parenti.
“Che bella bimba! Vedete, la vostra generosità vi ha premiati.”
Ma quale generosità!
La sera del primo compleanno della piccola, mentre la ammiravano dormire beata, ebbero finalmente il coraggio di dirselo.
Si sentivano in colpa: perché? Perché non avevano più pensato a quella telefonata che sarebbe dovuta giungere tanto tempo prima e che, si, avrebbe dovuto stravolgere la loro vita.
Averne parlato servì a chiarirsi e giungere a una conclusione rasserenante; non avevano fatto altro che assecondare il consiglio ricevuto quindi, perché sentirsi in colpa?
Lei pianse lacrime dolci, lui la confortò:
“Inutile negarlo, il parto vi rende più fragili. Basta andiamo a dormire.”
La chiarificazione di quella notte, le lacrime di lei, il conforto di lui finalmente allentarono i loro dubbi; scomparvero i loro sensi di colpa e la loro vita riprese come se nulla fosse accaduto prima della nascita della loro piccina.

Il trillo del telefono risuonò nel silenzio della casa, un trillo lungo, insistente. Lui si mosse nel letto emettendo una sorta di grugnito. Lei sollevò la testa dal cuscino, balzò seduta sul letto.
Quel trillo nel silenzio e nel buio della notte la spaventò; il timore le si insinuò nella mente: nessuno ti telefona di notte se non per darti una brutta notizia.
Scrollò il marito.
“Senti squilla. Chi sarà? Vai a rispondere.”
Il telefono tacque.
Lui grugnì e affondò la testa nel cuscino, ma il telefono riprese; sembrava squillasse più forte di prima, allora lei penso: “Oddio si sveglia la bimba”
Saltò giù dal letto corse in sala, prese il telefono.
“Bom Dia. Lucia es tu?
“Si Lucia, si chi parla”
“Sono Estrella, telefono dal Brasile, ti ricordi di me?”
Lucia gettò un grido senza pensare che la figlia si svegliasse:
“Aldo vieni subito.” Non sapeva se ridere, piangere.
Aldo giunse, qualcosa di grave era accaduto a chi? Ai suoi cari o a quelli di sua moglie?
“Aldo…senti…tieni…parla.”
Pronto…pronto chi parla?”
“Aldo? Sono Estrella, da San Paulo do Brasil.”
“Estrella? Si, si, sono io sono Aldo. Estrella dimmi!”
“Aldo c’è un bimbo per voi se…se lo volete ancora!”
“Un bimbo?”
Passò il telefono alla moglie, era in panne e ripeteva. “Un bambino!”
Lucia prese la cornetta
“C’è un bambino per noi?
“Si, Ma, ora che avete la femminuccia siete disposti ad adottare un maschietto?”
“Un maschietto? Ma si, certo!”
Aldo guardò la moglie, la vide felice, raggiante, e all’istante gli cadde da dosso la preoccupazione che lo aveva assalito quando aveva sentito che veniva loro proposto il figlio che avevano deciso di adottare quando avevano perduto le speranze di averne uno proprio.
Quando la telefonata fu conclusa, stretti in un abbraccio Aldo e Lucia si recarono a vedere la loro figlia che dormiva serena. Lei era il miracolo che era stato loro concesso, quello che sarebbero andati a prendere in Brasile, sarebbe stato il figlio che avevano scelto di avere.

12 Risposte a “In stand by di Claudia Lo Blundo”

  1. Claudia, tocchi le corde più profonde dell’anima. Peccato che il racconto non sia in gara… moralmente ha già vinto tu 🙂

  2. Un racconto davvero molto dolce! Complimenti, Claudia!

  3. Questo testo non è in gara ma, per un autore, è importante avere comunque un riscontro dai lettori. Dunque, siate così gentili da leggerlo e commentarlo comunque.

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