Oltre lo spazio
Ho spostato le lunghe fronde del salice che mi circondavano: era come trovarsi in un ventre accogliente, ombroso e tiepido. Come ero arrivata lì? E quando? Uscita dall’antro rassicurante una luce bianca e sconosciuta mi ha accolto, un cielo terso senza ombra di nubi; stormi di piccoli e colorati uccelli mi sfioravano danzando nell’aria e un profumo intenso di fiori mi inebriava; ho fatto qualche passo con i piedi nudi affondati fino alle caviglie nell’erba fresca ricoperta da stille di rugiada iridescenti e ho notato stupita che non trovavo la mia ombra. Dov’era? Dov’ero? Un suono mi giunge tutt’intorno: risate cristalline soffuse, bisbiglii lontani, vedo le fronde oscillare pur senza vento, i fiori sgargianti mossi da presenze invisibili: tutto è pervaso da una sensazione di pace e irrealtà. Non provo alcun timore, la paura è ormai una sensazione sconosciuta. M’inoltro in questo spazio alieno, al confine tra il nulla e il niente: l’enorme salice al centro di un vasto spazio circolare; non trovo l’orizzonte, solo cielo a perdita d’occhio; cammino lentamente guardandomi intorno, sfiorando le verdi spighe dalla forma mai vista, mi sento osservata, mi guardo intorno e non vedo nessuno, ma non sono sola: percepisco nettamente le energie che mi circondano e le parole incomprensibili che mi attraversano. Volto la testa inseguendo un suono poco distante: uno scroscio d’acqua, come una piccola cascata; circumnavigo il salice e la sua ombra rassicurante raggiungendo la fonte di quel suono: è davvero una cascata, è piccola, il suo salto è di appena due metri, l’acqua è cristallina, colma di riflessi iridescenti dai colori indefinibili, ma c’è di più: il salto non si riversa verso il basso, non salta dalla piccola roccia ricoperta di muschio. Esce fuori dalla terra, ricca di profumi di vita e fango e fiori e sale, sale verso quel muschio grondante di rivoli evanescenti. D’improvviso ho sete. Allungo una mano verso quello strano zampillo, sento una mano sfiorarmi i capelli: non c’è nessuno. L’acqua è fresca, guardo le gocce scivolare dalla mia mano e cadere nel calice di un fiore rosso che se ne nutre, la tuffo di nuovo e ne raccolgo un po’ nel cavo della mano: non ha proprio il sapore dell’acqua, più dolce, un retrogusto di fiori e un sentore che non posso definire. Non conosco le parole. Continuo la mia esplorazione, arrivo in un punto che non mi aspettavo: sono su un’altura, posso guardare giù. Qualcuno o qualcosa mi trattiene, mi volto e scaccio il nulla con le mani; torno a guardare, e mi sporgo un poco.<
br /> Un dolore, uno spasmo mi attanaglia il torace. Città e case e macchine e persone a perdita d’occhio, una nube grigia e densa ricopre ogni cosa, mi giungono fortissime le vibrazioni di sofferenze e odio, urla soffocate dalla distanza, pianti trattenuti, distanze irrecuperabili, solitudini soffocanti in mezzo a milioni di persone. Mi stringo le braccia al petto e m’inginocchio confusa dallo shock. Ma la vista si acuisce, entra nelle strade, nei vicoli, in una finestra e sono lì: distesa in un letto sfatto troppo grande, sento il sapore salato delle lacrime che sto ingoiando nell’altro mondo, qualcuno mi asciuga le mie qui, vicino al salice; mi vedo fissare il soffitto mentre le pale di un ventilatore girano lente, vedo su un comodino pillole a decine e una pipa di vetro, erbe essiccate da cui sale un odore di morte: vedo la mia tristezza. Mi ritrovo inginocchiata a terra, la faccia racchiusa tra le mani, scossa da tremiti e singhiozzi; il profumo di fiori diventa più intenso, braccia invisibili mi sollevano da terra, il dolore al torace svanisce rapidamente, le risate leggere si fanno contagiose e mi ritrovo a sorridere, allungo le mani e qualcuno le accoglie tra le sue: entriamo nell’ombra rasserenante del salice, in quel ventre salvifico: il caos è lontano ormai. E io sono qui.
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Grazie a tutti per il sostegno! Il racconto è fuori gara perchè sono una dei giudici di questa sessione.
Grazie e in bocca al lupo a tutti!!
Un racconto molto dolce e tremendo nel contempo!!! Brava, Antonella!
Molto bello!
Non sei da votare? Peccato.
Molto bello
peccato sia fuori gara bellissimo
Voto questo testo.
Un sogno descritto cn sfumature delicate
Voto questo testo.
Un sogno, descritto con toni delicati: molto suggestivo.