Rara dolcezza in tempi indefiniti di Anna Ciraci

Rara dolcezza in tempi indefiniti

Tema: Grigliata

Arya arrivò al villaggio un mese prima. Con 70 coniere (la moneta corrente) acquistò un negozietto appena dentro la cittadella e per giorni lavorò con le persiane serrate e l’impalcatura di legno davanti alla porta scorrevole a vetri.
La gente aveva cercato di spiarci dentro ma non trapelava nulla. Il giorno dell’inaugurazione, all’entrata si ergevano statue di marmo di donne nude mezze sirene che imbracciavano dei vasi dai quali sgorgava del fine cioccolato fondente. Uno spettacolo mai visto, fontane di un’infinita prelibatezza. Tutti guardavano ma nessuno osava assaggiare.
La più anziana fra tutti decise di entrare e lo fece da sola, nessuno neppure l’omone più grosso aveva il coraggio di varcare quella soglia intitolata “Il Piacere nel Mondo”.
I giochi di luce all’interno non permettevano di vedere dall’esterno, era tutto circondato da uno strano velo di mistero che il borgo non era pronto ad affrontare.
Entrò la vecchia e tutti si riunirono al cospetto della porta in attesa del giudizio universale.
Rimase dentro per ore.
Poi uscì con un sorriso celestiale stampato su quel viso che pareva meno rugosi di quando era entrata e svanì senza proferir parola dentro l’uscio della sua casa.
La sentirono cantare fino a tarda sera per poi ritrovarla sorridente e morta nel suo letto la mattina seguente.
Le analisi rivelarono che il diabete era arrivato alle stelle dato da una dose eccessiva di zuccheri.
La figlia della trapassata, Miriam, entrò a sua volta decisa a staccare la testa alla proprietaria, lo zucchero era bandito da anni in questo luogo, proprio per i danni che faceva. Era bandito lo zucchero, la musica, le feste, l’alcool, le pistole, la violenza. Vietate le effusioni in pubblico, gli animali da compagnia, i libri. Era vietato tutto ciò che poteva essere bello e tutto ciò che poteva sembrare brutto. Non si giocava, non si cantava, non si parlava per strada la sera. Non c’era niente. Solo quattordici case di sei piani ciascuna, una piazza sempre deserta e un giardino curato come se fosse un reame, ma nessuno poteva entrarci.
Entrò Miriam, con la testa abbassata come se fosse un ariete pronto ad abbattere quella porta occultante.
Il bancone le fece cambiare espressione all’istante. Era fatto di cioccolato bianco con il bordo di bastoncino caramellato. La cassa era di pan di zenzero con bottoni di praline zuccherate. I quadri alle pareti erano di zucchero filato colorato che rappresentavano il ritratto del villaggio riprodotto in ogni suo particolare. Le mancò il respiro e le parole. Si soffermò davanti a una tazzina di caffè fatta di caramello rivestito di pasta di mandorla bianca, con un chicco di caffè come tema del servizio. Pianse. Senza osare prenderla in mano pianse lacrime vere. Guardò Arya sibilando qualcosa, lei rispose che oggi la prima consumazione era gratis. La donna la posò sulle labbra esprimendo tutta la sua adorazione in un’espressione di estasi totale.
Quando finì la sua tazzina, uscì dal negozio, s’inginocchiò davanti a tutti ancora singhiozzante, ma felice.
Allora tutti gli uomini del paese entrarono in massa e senza neppure guardare cosa offriva il suo negozio tirarono Arya fuori per i capelli accusandola e condannandola di stregoneria.
Fu inutile ogni suo tentativo di spiegare che era semplicemente l’effetto dei suoi dolcetti ma nessuno le diede retta, avevano già bruciato tutto senza neppure guardare che c’era dentro.
Erano tutti in torno ad aspettare che si accendesse. Li guardava dall’alto delle frasche, lo sguardo impazzito, la voce persa invano nel pomeriggio durante i preparativi per il falò programmato per mezzanotte.
Era la prima volta che una strega era arsa in paese, si contavano talmente pochi abitanti che non nascere albino già pareva strano arrivavano voci da lontano che sparlavano di un’esecuzione al giorno.
Quando accesero sotto i suoi piedi, l’odore di carne bruciata invase le strade, sembrava un odore d’altri tempi, i più anziani lo ricordavano, quando nel parco era permesso di ritrovarsi nelle sere d’estate, si accendeva il falò, un’enorme grigliata per tutti. Il profumo intenso del maiale inebriava l’olfatto e preparava al banchetto. Inorridirono tutti al pensiero e si dileguarono lasciando che il vento ingoiasse la polvere.

10 Risposte a “Rara dolcezza in tempi indefiniti di Anna Ciraci”

  1. Ho sempre amato le grigliate… ma credo che le prossime le vedrò con un’ottica diversa

  2. Voto questo testo!! Lo trovo molto ben scritto: alcune scene mi ricordano “Chocolat” ed il finale è una vera e propria sorpresa. Sarebbe molto triste se esistesse un luogo in cui ogni fosse vietata ogni tipo di passione o di emozione….

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