Giorni nefasti di Marina Atzori

Giorni nefastiatzori

Tema: Pioggia

“Non so se uscire di casa proprio oggi. Casa?! Magari ce l’avessi ancora una casa… Vago per i vicoli sconsolato, alla ricerca di qualche succulenta lisca di pesce e qualche cassonetto semiaperto dove potermi cimentare in un triplo salto carpiato. È il caso di dirlo, noi gatti viviamo con la puzza sotto il naso. Siamo condannati ad affondare il muso in una serie di olezzi e porcherie poco invitanti. Non posso dire che mi dispiaccia vivere da vagabondo, intendiamoci. Non è di certo mia intenzione sputare sul piatto in cui mangio! Ma visto che il mondo intero va in giro dicendo che abbiamo sette vite, non vi nego che vorrei viverne almeno una diversa da questa. Latte fresco? Biscotti? Me li sogno di notte! E di giorno non li vedo neanche col binocolo! Bello eh… scavare e gozzovigliare tra i rifiuti… ma, se potessi, vi giuro, ne farei volentieri a meno. Ah, scusate, non mi sono neanche presentato, mi chiamo Nerone, sono il gatto più nero e pesante del quartiere. La gente qui intorno mi ha affibbiato il nome di uno degli Imperatori Romani. Ma io non mi sento importante neanche un po’! Non sono né pazzo, né crudele, e non ho ancora appiccato nessun incendio; a quanto pare però, qualcosa in comune con l’Imperatore paranoico ce l’ho. Infatti, proprio come lui, a un certo punto della mia vita, ho deciso di isolarmi. Abito da solo infatti, proprio all’angolo di Vicolo dei Miracoli, sul tetto di una casa abbandonata. Se per caso passate da quelle parti, e vi casca in testa qualche rimasuglio di calcinaccio, vuol dire che siete sotto casa mia. Da quella postazione, ogni notte mi godo l’aria fresca e un panorama un po’ magico, contando, anziché le stelle, i sacchetti dell’immondizia. Ma veniamo al giorno nefasto…
So bene che oggi non sarebbe il caso di farmi vedere in giro. Ma non voglio farmi influenzare dalle sciocchezze di cui l’uomo ubriaca i suoi pensieri ogni giorno. È Venerdì 17, i gatti neri non dovrebbero attraversare le strade… Suvvia! Che ridicolaggine! Peccato però, che dopo questa serie di considerazioni anti rogna, le mie orecchie siano alquanto infastidite da alcuni rumori e situazioni poco piacevoli. I tuoni e fulmini non mi aggradano per nulla al mondo! Il mio fiuto è infallibile, si sente fetore di pioggia nell’aria. Noi felini non amiamo l’acqua e i suoi affini, anzi ne abbiamo un fottuto terrore! E se dovessi bagnarmi? Potrei morire! Sarebbe davvero il colmo di tutti i colmi se tirassi le cuoia proprio oggi! L’odore della pioggia è sempre più insistente. Non mi era mai capitato di sentirlo così forte! Non avete idea di cosa voglia dire, passare le nostre sette inutili vite, ad avere paura dell’acqua. Non mi piace quando il mio sesto senso si mette in moto. Oggi viaggia a pieno regime. Quel sentore sta diventando stomachevole quasi come il tanfo del cibo avariato. I miasmi tossici al cospetto potrebbero sembrare essenze di violette di campo appena raccolte! Odio questa sensazione di allarme! Inizio a sentire i polpastrelli umidicci; qualche goccia inizia a posarsi, senza che le abbia dato il permesso, sui miei baffi tirati a lucido. Tremo come una foglia. Inizio a credere anch’io alla malasorte! Mi sento sotto l’effetto di una polpetta avvelenata, i cunicoli sono stretti come colli di bottiglie da queste parti. L’asfalto puzza sempre di più di stantio. Questo effluvio d’acqua piovana mi sta opprimendo. Mentre la mia corsa per la salvezza continua, e lo scroscio dell’acqua aumenta debordando persino dai tombini, mi sento in trappola. Anche le grondaie odorano di maledetta pioggia inquinata, evito le pozzanghere come se fossero laghetti di acido corrosivo. Devo tornare assolutamente al Vicolo dei Miracoli, quello è l’unico posto dove mi sento davvero al sicuro! È su quel tetto scoperchiato che ho fatto la mia promessa al Corvo. L’anno scorso sono stato abbandonato ingiustamente dal mio padrone. Miagolare sui tetti non mi bastava più, volevo sfogarmi come Dio comanda! Quanto ho sofferto… Devo vivere in totale solitudine in eterno, in cambio ho avuto il dono di una voce tutta mia. I patti tra me e quell’uccellaccio del malaugurio che mi gironzolava attorno da un po’, sono stati chiari. Devo stare lontano dalle persone, dai cancelli delle case, dalle macellerie, dalle pescherie… Addio salsicce, addio branzini! Niente occhi dolci, niente fusa ai passanti, unghie sempre ben affilate, pronte a lasciare il segno”alla Zorro”, a chiunque volesse tirarmi fuori dal randagismo. Sono diventato uno stupido gatto parlante che non può proferire parola con anima viva, e come se non bastasse, un temibile cacciatore di piccole rondini indifese, per sfamare quel terribile ricattatore! Ancora un angolo di novanta gradi e potrò finalmente gridare “alla libertà”!”.
Oggi, venerdì 17, Nerone, il gatto più ben voluto del quartiere, è stato investito da una bicicletta. Il suo padrone è venuto a reclamarlo, ma per uno strano scherzo del destino è arrivato troppo tardi…

20 Risposte a “Giorni nefasti di Marina Atzori”

  1. Ancora complimenti per il podio Marina. Bellissimo e originale racconto. Lo condividerei… 😉

  2. Voto questo testo
    E’ geniale e ben scritto , l’atmosfera dei giorni di pioggia è lo scenario perfetto per la storia di questo gatto , e ci vedo anche una metafora della vita celata ma non troppo 🙂

  3. Autrice molto particolare, girando fra i testi di questo evento è quello che più mi ha colpito.

  4. Complimenti Marina! Bello, originale e squisitamente descritto.

  5. Far parlare gli animali non è mai un’impresa semplice. Marina ci riesce egregiamente con Nerone, trasportandoci per qualche minuto nel suo mondo.
    Lo voto!

  6. Voto questo testo! È molto originale e lascia entrare il lettore nel mondo dei gatti e del loro particolarissimo rapporto con l’acqua e, di conseguenza, con la pioggia ….

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