Felicità
Tema: Benzina
Fuori concorso
Afrah cammina sola per la via polverosa. E’ sgattaiolata fuori di casa, mentre la sua famiglia e quella del futuro sposo si accordavano sul suo prezzo. Alla stregua di una vacca, pensa. Conosce bene il suo acquirente: è un vecchio zio che la prenderà con sé come seconda moglie. Rabbrividisce al pensiero delle sue lunghe dita aguzze sulla sua giovane pelle, la sua bocca sdentata e maleodorante vicino al suo viso. Lei ha quattordici anni, lui quasi sessanta. La stoffa del burqa, impregnata di un liquido dal forte odore pungente, ne limita i movimenti. Deve stare attenta a non inciampare, guardare dritta davanti a sé; passi minuscoli, le hanno insegnato le altre donne di casa; respiri minuscoli, per cercare di trarre a sé quel poco ossigeno che circola sotto il tessuto pesante che l’avvolge e copre ogni centimetro della sua pelle. Deve affrettarsi, in casa si saranno di certo accorti della sua assenza. Non osa pensare a cosa potrebbe farle suo fratello, se la trovasse.
Afrah li sente parlottare tra di loro, gli uomini. La stanno additando sicuramente: una ragazza giovane che percorre la via da sola non è ben vista agli occhi di Dio. Sta violando la legge, è haaram. Lei però sa di essere quasi arrivata a destinazione, e non si cura di nulla. Neppure il sasso che le percuote la schiena turba il suo stato d’animo. Inciampa, cade, si rialza. E infine si ferma: di fronte, l’ingresso del tempio. Come in trance, le pare di sentire l’eco del richiamo del muezzin, mentre uomini in shalwaar kameez cominciano a mettersi in fila per entrare. Qualcuno sputa ai suoi piedi, ma lei non se ne accorge. L’odore forte della benzina l’ha resa quasi immune al dolore: è strano, le gira la testa, eppure si sente così leggera, libera, estatica. E’ dunque questo che si prova, a essere felici? Mentre armeggia con l’accendino, le tremano leggermente le mani: non è paura, e nemmeno delirio. In fondo, la sua anima è già morta nel momento in cui i suoi genitori l’hanno venduta.
E’ un attimo: il fuoco divampa in pochi istanti, avvolge il burqa e lo divora, il tessuto scuro sembra quasi sciogliersi al contatto con le fiamme. Afrah le guarda: sono lingue azzurre e gialle, bellissime, e sembrano danzare di fronte ai suoi occhi. Le vede volteggiare tra le dita, saltare verso le braccia, circondare la fluente chioma. Il dolore la coglie improvvisamente, togliendole il respiro. Lei però sta in piedi: tutt’intorno si è fatto il vuoto, qualcuno grida, altri semplicemente stanno a guardare. Nessuno l’aiuterà, il fuoco espia le sue colpe e brucia la sua prigione. Se deve morire per essere libera, così sia.
Quando arrivano i parenti, di Afrah non rimane niente altro che un mucchietto informe ancora fumante. Sua madre si batterà il petto e si strapperà i capelli, ma non per molto: l’offerta del vecchio è ancora valida e lei ha ancora una figlia da maritare. Poco importa che la sorella di Afrah, Laila, abbia solo nove anni.
La bambina, ignara del suo destino, siede in terra e disegna piccoli cerchi col dito nella polvere. Trattiene una piccola lacrima che cerca di tracimarle dagli occhi acquosi, senza sapere perché. Afrah le manca già, ma ha imparato che nella vita è meglio non affezionarsi a niente, perché nulla è eterno. Neppure il dolore .
Un racconto che mi ha emozionato!
molto bello anche se triste e vero….
Grazie a tutti <3
Voto questo testo! … Ah ma no! Caspita, non lo posso votare, che peccato.
Complimenti sinceri Maena, un testo davvero bellissimo. Descritto in modo sublime, triste ma reale, descrivi un mondo in cui ci troviamo immersi a provare le stesse sensazioni. Da primo posto.
mi è piaciuto…
Bello e profondo. Peccato sia fuori concorso.
molto bello 🙂
Scritto talmente bene con tanta logica da sembrare un terribile
fatto di cronaca. Brava
tristemente reale, ma molto bello
hai un dono raro la capacita di sintesi che evoca immagini meglio di una foto bravissima
grazie Claudio