Gli occhi di Angelica (Ultimo capitolo) di Luisa Cagnassi

Gli occhi di Angelica (Ultimo capitolo)

Questa immagine rappresentativa di un particolare del Giudizio Universale, la vorrei paragonare alla nostra coscienza. Le due dita sembrano gettare ognuna la colpa sull’altro, per evitare la responsabilità delle proprie azioni. Troppe volte la rifuggiamo e, messi con le spalle al muro, non riusciamo a reagire.
* * *
<Gregorio, svegliati! Il tuo cellulare sta suonando!> Angelica lo scosse.
Si era appisolato, stanco. Favorito anche dal buon Nebbiolo.
<Si, pronto! Esatto sono io! Come?> Impallidì, sentendosi venir meno: <Arrivo immediatamente!> assicurò sconvolto.
Guardò l’amica negli occhi, disperato: <Vengo con te. Non ti abbandono ora!> Inesorabile il fato.
Ancora una volta si avventurarono tra i corridoi dell’ospedale tenendosi per mano. Notte fonda, ogni cosa riposava nel silenzio.
Le vetrate della sala di rianimazione lasciavano intravedere all’interno, tutte le apparecchiature di monitoraggio ancora funzionanti.
Attraverso la luce soffusa, Gregorio intravide la sagoma della madre.
Pareva dormisse. Gli aprì la porta una dottoressa di turno: <Mi dispiace, non abbiamo potuto fare nulla di più!> il capo chino.
Allibito la osservava, pareva temesse di realizzare la verità. Impossibile per lui proseguire oltre, accettare quella realtà.
Sprofondò nel panico, davanti l’immagine sfigurata della madre.
<Gregorio, sono qui accanto a te. Avvicinati!> Angelica gli prese la mano, teneramente. Lui la seguì docile, sapeva di potersi fidare ora.
<Devi salutarla adesso. Poi sarà impossibile!> sussurrò: <Aiutami tu, mi manca la forza di farlo!> la supplicò: <Amala adesso! Lascia che il tuo amore l’accompagni, prima che sia tardi!> gli spiegò che le avrebbe alleviato la sofferenza.
Chiuse gli occhi e strinse la mano materna insieme all’amica, rafforzandosi, trovando un coraggio che non avrebbe mai avuto da solo.
Infine si chinò a baciarla sulla fronte: <Grazie mamma, perdonami!> Sui capelli l’ultima tenera carezza, trattenendo il pianto. Uscì, abbandonando quel corpo ormai esanime.
Confuso si muoveva come fosse in catalessi: <Siediti un attimo per favore!> La guardò come a chiederle il motivo. Angelica lo fissò a lungo con i suoi occhi di giada per incutergli coraggio e energia.
Infine posò un bacio lieve, delicato e sincero sulle labbra carnose del giovane. Un gesto affettuoso e spontaneo.
Gregorio, liberò il suo pianto, come un bambino smarrito tra la folla.
Strinse forte a se la ragazza, liberandosi insieme alle lacrime, di tutta l’angoscia accumulata.
Poco dopo, ancora abbracciati, udirono un rumore di passi. Nunzia era stata informata. Si precipitò piangendo alla vetrata della camera, giusto in tempo prima che le veneziane venissero abbassate.
<Signor Gregorio, non so cosa dire. Mi dispiace!> Si alzò il giovane per abbracciare quella donna che da anni frequentava la sua casa. Realizzando che sarebbe stata il suo unico riferimento familiare.
Quante cose conosceva della sua vita Nunzia! Le sue giornate serene insieme al padre. I giochi di ragazzino, le complicità. Eppure l’aveva quasi ignorata. Solamente ora prendeva coscienza dell’importanza della sua presenza.
Insieme a lei avrebbe potuto ricordare il passato, metabolizzare quell’epilogo drammatico. Perdonare la sua egoistica latitanza di giovane alla ricerca di se.
Alleviare quel terribile e angoscioso rimorso. Come aveva potuto non rendersi conto di ciò che stava accadendo?
< Chi sono stato io sino ad oggi Angelica? Me lo dici?> Notte inoltrata. Seduti sul muretto delle montagnole, o meglio i giardini Cesare Balbo, caratteristico punto verde del centro cittadino. Pochi metri dalla casa della ragazza.
<Non crogiolarti in analisi disfattiste ora!> disapprovò lei: <Invece devo. Ho cominciato a comprenderlo, vedendo il mondo dalla tua prospettiva!> Insistette.
< Greg, hai un mare di cose da fare domani. Devi riposare!>
La fissò ancora, immerso nel verde dei suoi occhi. Al buio si perdeva un po’ ma la luce interiore nonostante la stanchezza, risplendeva.
<Come puoi essere così immensa? Pare non te ne renda conto!> Gli sorrise: <Andiamo a dormire, domani sarai più cosciente!> <Vuoi lasciarmi solo adesso?> Le prese il cuore quella richiesta.
Una giornata vissuta insieme, equivalente a una vita intera. Conoscendo i lati più intimi di entrambi.
<Vuoi dormire da me? Sul divano però!> puntualizzò Angelica.
Sospirò sollevato Gregorio: <Anche su una sedia, per me va bene!> Sparirono, mano nella mano, ingoiati dal portone della casa d’epoca di via San Massimo angolo via Mazzini.

Testo ispirato all’immagine

1 La creazione di Adamo, particolare del Giudizio Universale di Michelangelo
1 La creazione di Adamo, particolare del Giudizio Universale di Michelangelo

17 Risposte a “Gli occhi di Angelica (Ultimo capitolo) di Luisa Cagnassi”

  1. il rimpianto è un mostro senza cuore, peccato che lo abbiamo alimentato noi, fino a renderlo feroce. Bel pezzo Luisa. Voto per questo testo

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