La donna del quadro di Annarita Petrino

La donna del quadro di Annarita Petrino

Tema: Il quadro

-Signorina Zora? Sono Arthur Spett il direttore della galleria.- disse l’uomo, cercando di nascondere l’agitazione.-
-Piacere mio.- rispose Zora.
-So che mancano ancora due giorni all’inaugurazione, ma… Ecco il quadro non dovrebbe già essere arrivato?-
-Non ha ragione di preoccuparsi, il quadro è già lì.-
-Qui??- esclamò Spett, fissandola incredulo
-È probabile che nessuno si sia accorto del suo arrivo. Ora mi scusi, ma devo andare.-
Quando l’immagine scomparve, Jason Ashton il suo collaboratore fece capolino dall’ufficio comunicante: -Arthur, ti senti bene? Che ti ha detto?-
-La terribile sensazione che ho da ieri, sta lentamente diventando una certezza. Ci hanno imbrogliati, Jason. Si tratta di una truffa e noi ci siamo cascati.- rispose l’uomo, lasciandosi cadere sulla poltrona della sua scrivania.
-Andiamo! Non può essere! Kawasaki ha un’ottima reputazione. È conosciuto in tutto il mondo come il più grande collezionista di opere di questo genere e…-
-E nessuno lo ha mai visto. È questo che stavi per dire, no? Perché è la verità. Nessuno lo ha mai visto, di persona s’intende!-
-Si avvale di collaboratori, che male c’è?-
-Nessuno… Almeno non fino a quando questi collaboratori non ti prendono in giro… La signorina Zora ha detto che il quadro è già qui…-
A quel punto anche Jason Ashton impallidì, rendendosi improvvisamente conto di quanto delicata fosse la situazione. Se la collaboratrice di Kawasaki affermava che il quadro era arrivato, mentre non era così, come darle della bugiarda senza incorrere in una denuncia?
-Arthur…-
In quell’istante la porta dell’ufficio venne spalancata e la signorina Trent, la segretaria, fece irruzione.
-Presto direttore! Venga a vedere!-

Zora sollevò lo sguardo, per osservare la tempesta di trilioni di particelle in viaggio verso la loro destinazione. Si snodava in aria, formando una sorta di autostrada i cui riverberi arcobaleno si diffondevano dappertutto. Si portò una mano alla fronte, massaggiandola. Aveva mal di testa da diversi giorni, ma sapeva che ciò era dovuto alla tempesta. Una volta portato a termine quell’incarico, si sarebbe presa una vacanza magari in qualche posto esotico. Lanciò uno sguardo all’orologio olografico che indossava al polso sinistro e che la teneva costantemente aggiornata sull’andamento della tempesta. Il trasferimento era al 20%. Inspirò profondamente l’aria salmastra del mare, cercando di rilassarsi, poi rientrò nel piccolo appartamento che aveva affittato. Alla televisione stavano pubblicizzando la mostra “In Pre Assenza”, quella che lei stava organizzando per conto di Kawasaki. Questo le ricordò che c’era un suo messaggio arrivato durante la notte: si augurava che il viaggio fosse stato confortevole e che lei stesse bene, quindi chiedeva aggiornamenti sul trasferimento. Rispose fornendogli i dettagli e auspicando la sua presenza all’inaugurazione.

-Non è possibile!- esclamò Arthur Spett -Sono venuto a controllare prima di andare in ufficio e non c’era niente! Niente! E cosa sarebbe questo poi? Un quadro?-
Gli altri due interlocutori non osarono replicare, troppo intenti a osservare quello che si sarebbe potuto definire il bozzetto di un quadro. Era appena delineato nelle forme e nei colori, ma… Non era niente di fisico. Non aveva cornice, né tela, non era neanche una proiezione olografica, poiché l’area era sprovvista di cellule di proiezione. Era l’ala più antica della galleria, con travi di legno, sostegni in ferro arrugginito e… Polvere.
-Non è possibile…- mormorò ancora Arthur Spett, mentre una figura di donna prendeva forma sotto il suo sguardo incredulo.

Quando l’angelo dispiegò le ali, la folla emise un grido soffocato. Non era che una figura evanescente che passò sopra le loro teste, per poi dirigersi verso il quadro posto al centro della galleria. Arthur Spett si sentiva al colmo della gioia, per il successo che aveva avuto la mostra. Raggiunse il signor Kawasaki fermo vicino al quadro.
-La signorina Zora ci raggiungerà più tardi?- gli chiese
-Temo di no, a causa di una indisposizione deve rimanere a casa.-
-Un vero peccato, ma sono lieto che almeno lei sia potuto venire e che abbia avuto l’opportunità di conoscerla di persona.-
-Il piacere è mio, signor Spett. Le sono molto grato per aver fatto del mio quadro il pezzo forte della sua mostra.-
L’uomo sorrise compiaciuto, porgendogli la mano.
-Mi dispiace, pensavo avesse capito.- rispose Kawasaki e poi sparì sotto lo sguardo incredulo di Spett
L’angelo, intanto, era andato a posarsi ai piedi della donna del quadro tra l’ammirazione generale e solo in quel momento ne apparve il titolo: L’Annunciazione.
Stesa sul letto al buio, Zora si sentiva molto stanca. Il caricamento era ormai completo, sia il quadro che il Signor Kawasaki erano stati trasferiti alla galleria. Il suo compito era terminato.

21 Risposte a “La donna del quadro di Annarita Petrino”

  1. Voto per questo racconto di Annarita Petrino. Davvero molto brava.

  2. Voto per questo racconto di Annarita Petrino! I miei complimenti. 🙂

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