Scatole su scatole di Irma Panova Maino

Scatole su scatole

Scatole. Scatole. E ancora scatole. Le une sulle altre, accatastate, ammassate, impilate come tanti mattoncini a formare torri che svettano nella penombra del garage. Contenitori che raccolgono tutta una vita, un passato racchiuso in un cartone, come se non valesse niente, non avesse un proprio vissuto da raccontare. Ed ecco spuntare piccoli guantini bucati, i primi che mia figlia ha indossato mentre giocava con i suoi primi fiocchi di neve. La raccolta dei vecchi cd in cui venivano stipati i file provenienti da computer ormai obsoleti. E ancora foto, fogli scritti a casaccio, appunti presi al volo, in cui “comprare latte e pane” spiccano in mezzo a indirizzi email e numeri di telefono.

Toh, guarda dov’era finito il mio vecchio diario da quindicenne ribelle… ribelle, anticonformista, ma ancorata alla parola scritta, alla convinzione che “nero su bianco” significasse sentirsi liberi e che la grafia contasse poco quando erano i sentimenti a essere messi a nudo. I diari… aspetta, sì ci sono tutti, tutti infilati diligentemente nella scatola, pronti per essere riposti su qualche ripiano della libreria, che è ancora da montare.

Ah! I tacchi a spillo! Ma guarda che razza di scarpe che portavo! A suo tempo non mi davano alcun problema, potevo barcollare per ore su quei trampoli, incurante delle possibili slogature, restando in bilico su dodici centimetri di precario equilibrio.
Piatti, bicchieri, pentole, posate, servizi “buoni” e quelli di tutti i giorni. Ma in quanti mangiavamo in quella casa? Possibile mai che io sia riuscita a riempire tante scatole con oggetti di questo tipo? E possibile mai che non si sia rotto un piatto o un bicchiere in anni e anni di utilizzo? Ci penso un attimo e mi rendo conto che, in effetti, potrei dare da mangiare a un reggimento di cavalleria, cavalli compresi e forse mi avanzerebbe ancora qualche piatto.

E questa “cosa” che cos’è? Apro per bene la scatola, scosto magliette e maglioni e osservo l’oggetto che spunta: una statuina proveniente da un meraviglioso paese lontano. E i ricordi ripartono per altri lidi, altri oceani, verso verdeggianti foreste tropicali e spiagge incontaminate. Ho viaggiato tanto nella mia vita, talmente tanto che a volte ho confuso la notte per il giorno, la primavera con l’autunno. Mi mancheranno le valige riempite all’ultimo secondo? Le corse verso gli aeroporti? Le attese nelle sale d’aspetto e le voci gracchianti, scaturite da altoparlanti piazzati chissà dove, che pronunciano parole incomprensibili? Forse no, forse queste scatole mi stanno riportando a casa, ovunque essa sia.

Che altro ancora? Nelle scatole c’è di tutto, persino troppo. Troppe emozioni, troppi ricordi, troppa vita. A volte penso che potrei semplicemente gettare tutto e ricominciare da zero, facendo tabula rasa di quello che ho lasciato alle spalle.
Poi mi soffermo, estraggo ancora un ricordo dal fondo e proseguo, esplorando la scatola successiva. Semplicemente non posso. In queste scatole ci sono le mie radici, il mio esistere, il mio appartenere a questa realtà e ogni minima cosa, ogni oggetto è servito per giungere al presente, nel bene e nel male, con tutto il bagaglio intatto e colmo di sensazioni.

Dentro nella scatola ci sono io.

12 Risposte a “Scatole su scatole di Irma Panova Maino”

  1. Un racconto pieno di emozioni, come quelle che si provano quando si riaprono le scatole del nostro passato, sia in senso letterale che figurato, condito con un buon ritmo che ci sta sempre bene! Lo voto!!

  2. “Dentro nella scatola ci sono io.” Già! Cara Irma… questa frase te la rubo perché racchiude tutto quello che ho provato anch’io. Voto questo testo

  3. Voto questo testo. Riaprire vecchie scatole è come far riaffiorare alla mente ricordo indimenticabili

  4. Voto questo testo. Gran verità ogni trasloco ci pone davanti a tutti i pezzi di vita che abbiamo inscatolato.

  5. Voto questo testo.

    Stupendamente vero e intimo Irma. Le radici ci appartengono, impossibile cancellarle.

  6. Mai guardare ai traslochi come a qualcosa di noioso, come un dente da cavare: spesso é l’occasione per ritrovare se stessi.
    Lo voto.

  7. Voto questo testo perchè è un racconto vero e autobiografico. In ogni scatola c’è sempre qualcosa di “Sè” … Bellissimo il finale.

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