Giotto e i cerchi nella polvere di Marina Atzori

Giotto e i cerchi nella polvere

Tema: Librerie impolverate

Che noia mortale! Sempre gli stessi scaffali, gli stessi libri, le stesse penne! Ho mangiato tanta di quella polvere in questi anni! Mi è calata la vista e inizio persino a sentire qualche dolorino di troppo alla quarta zampetta destra. Sarà la vecchiaia… D’altronde è un po’ che vagabondo qua dentro, tra un tomo e l’altro. Per fortuna nessuno si è mai accorto della mia presenza. Non sono mica ancora del tutto rimbambito eh?! Il mio è un nascondiglio sicuro, al riparo da occhi indiscreti. Vivo nell’angolino di un vecchio leggio, all’interno di una piccola biblioteca abbandonata, in un borgo antico. Mi godo la vista da un’unica finestra che butta sul cortile interno. Non potevo scegliere un posto migliore. Nessuno si degna mai di pulire qui e visto che sono deboluccio di cuore, meno male! Non riuscirei a scappare come facevo in gioventù. Appena sentivo qualcuno arrivare, correvo come una saetta. Bei tempi! Quando uno diventa anziano apprezza di più tutto quanto, anche la lentezza nei movimenti. Ad esempio ultimamente mi dedico poco alla geometria delle ragnatele e ancora di meno alla corsa a ostacoli. Sarà perché mi sento affaticato, ma preferisco scansare i rischi. In parole povere me ne sto tranquillo come il pensionato che gestisce questo posto desolato. Comunque, vi dicevo, per evitare che il mio cervello si atrofizzasse del tutto, mi sono messo a studiare un progetto innovativo. Sì, sì avete capito bene! Sono uno ambizioso, aperto a nuovi orizzonti. Devo infatti confessarvi che la mia mente ingegneristica ha lasciato spazio a quella vena di romanticismo che mi faceva difetto. Che rimanga inter nos, il ragno è uno stratega. Non voglio demolirne la reputazione in alcun modo. È solo che non sono proprio di quelli che mette paura. Mi sono sempre piaciuti i piani studiati a tavolino. Le mosche sono sempre state il mio piatto preferito e ho passato mezza vita a studiare un metodo nuovo per catturarle. Sono degli insetti talmente stupidi e prevedibili da farmi passare la voglia di mangiarle a volte! In fondo sono un buono, sapete? Spesso le lascio libere perché mi fanno pena. Questo non mi fa di certo onore. Non ditelo a nessuno, ve ne prego! Dunque, dove eravamo rimasti? Negli ultimi tempi ho deciso di misurarmi con qualcosa di più stimolante, la lettura. Poco tempo fa mi sono imbattuto in un piccolo e apparentemente insignificante libretto. Quella sera ero più stufo del solito. Continuavo a dondolarmi a destra e a manca pensando a come fare per uscire dal mio stato di paranoia. Niente di trascendentale eh? Volevo solo dare un colpo di coda alla monotonia. A un certo punto, tra un’altalena e l’altra, il filo si è spezzato e mi sono ritrovato catapultato proprio su quel manuale di pittura che stavo puntando da diverso tempo. Con l’aiuto degli occhiali intravedevo poche righe scritte, non riuscivo a decifrare bene le parole. Il mio sguardo è rimasto letteralmente rapito da altro. Ho strabuzzato gli occhi appena ho visto quel cerchio rosso così perfetto. Su quel libro c’era la soluzione ai dubbi esistenziali che mi avevano sempre attanagliato.
Cambiare o non cambiare? Fare le valigie e andare ad abitare in una fogna cittadina? Girovagare in mezzo agli alberi e godermi la rugiada sulle foglie? Niente di tutto questo mi esaltava a tal punto da lasciare questa nicchia al profumo di muffa. Una cosa però ve la voglio dire. A Natale mi sarebbe sempre piaciuto ricevere in dono un pennello. Ho sempre fatto castelli in aria sul disegno. Pensavo a quel titolo: “Giotto”. Doveva essere proprio un genio quel tizio, e io volevo che la mia storia, un giorno, potesse somigliare anche solo di striscio alla sua. Si è parlato di lui ovunque, sia come pittore che come architetto. Le immagini delle sue opere d’arte hanno fatto il giro del mondo. A me però, interessava riprodurre tale e quale il cerchio che avevo visto su quel minuscolo libro. Solo così avrei potuto realizzarmi.
Ogni tanto rifletto sull’idea, che hanno di noi gli esseri umani. Dicono che sembriamo esseri pensanti. Non si sbagliano. Noi aracnidi siamo sempre lì a rimuginare, a cercare una strada diversa per arrivare alla nostra preda. I nostri posti preferiti sono le pareti dei muri. Più siamo in alto, più possiamo controllare la situazione e agire indisturbati.
Io però sono diverso. A dire il vero, non mi sono mai sentito così tanto cacciatore. Sarà anche per questo che i miei cerchi nella polvere stanno diventando sempre più perfetti. Ho finalmente scoperto l’esistenza del mio lato artistico. Niente e nessuno potrà fermarmi.
Se sentirete parlare di me, se vedrete la mia fotografia sui rotocalchi, la mia immagine fiera alla tv, sarete gli unici ad avere avuto il privilegio di sapere che ce l’abbiamo messa tutta, anche senza pennello! Io, il mio piccolo libro e qualche mucchietto di polvere.

13 Risposte a “Giotto e i cerchi nella polvere di Marina Atzori”

  1. Voto questo testo.
    meravigliosamente descritto e non mi stupisco affatto: sei di una creatività fantastica unica. Bello davvero.

  2. Con questo racconto sei riuscita a rendere simpatici anche i ragni! Brava, Mary! Lo voto!

  3. che dire se non che mi inchino ed a capo chino. semplicemente meraviglioso!!! voto questo testo

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