Madame Chocolat di Renata Morbidelli

Madame Chocolat
Gusto: Cioccolato. Fuori Concorso

Sophie, Jasmine e Rosaline rimasero per qualche istante in silenzio di fronte all’entrata del “Madame Chocolat” a contemplare la meraviglia di un sogno che, dopo tanta fatica ed attesa, si era realizzato. Finalmente nel cuore di Marsiglia ci sarebbe stato un cuore pulsante fatto di eleganza, raffinatezza, professionalità e, soprattutto, ripieno di cioccolato! L’idea era nata proprio pensando alla passione che le tre amiche avevano per quell’alimento e da una cosa che aveva detto loro Richard, il marito di Sophie, durante una cena a casa loro:«Voi tre siete come bon bon al cioccolato: belle, eleganti, raffinate, sensuali e “di carattere”, ognuna con un “ripieno” diverso e da scoprire un po’ alla volta e più vi si “assaggia” più si avrebbe voglia di conoscervi …». Appena l’uomo ebbe finito di parlare, le tre donne erano rimaste per qualche istante interdette ad osservarlo, poi si resero conto: aveva colto nel segno! Attraverso quella metafora “al cioccolato”, le aveva descritte perfettamente. Non c’era altro da aggiungere: avrebbero aperto una chocolaterie. Del resto potevano contare sull’esperienza di Richard, uno dei migliori maitre chocolatier della Francia.
Seguirono mesi di progettazione anche se, grazie all’aiuto di Jerome e Xavier, rispettivamente compagni di Jasmine e Rosaline, che erano commercialista, uno ed architetto l’altro, il lavoro risultò leggermente più snello. Trovare il locale che facesse per loro e ristrutturarlo secondo il loro gusto fu la parte più lunga e faticosa, ma anche la più bella e divertente. Nel contempo Richard aveva dato sfogo alla sua creatività cimentandosi nella ricerca di nuove ricette e nuove forme per i vari dolci e bevande, che avrebbero servito nel loro locale. Ogni volta che creava qualcosa di nuovo, chiamava tutti a raccolta per ricevere un parere dai suoi compagni d’avventura. Il tempo sembrava volare, anzi volò letteralmente e i tre anni previsti per portare a termine l’intero progetto si dilatarono fino a non bastare. Quando se ne resero conto Rosaline, che era la più giovane, ebbe un grosso momento di sconforto e stava per mollare tutto ma poi, parlando con le sue amiche e, soprattutto, con il suo compagno, tornò in sé e si decise a tenere duro fino alla fine. Del resto due mesi di ritardo non erano niente in confronto a tutta la fatica che avevano affrontato prima: si trattava di avere pazienza ancora per poco e poi avrebbero potuto iniziare a concretizzare il loro sogno. Furono i sessanta giorni più lunghi della loro vita: sembrava che ognuno di loro durasse un’eternità. Sembrò che i lavori di restaurazione andassero più a rilento del solito poi, in una tarda mattina di fine aprile, il telefono di Sophie squillò. Era il capomastro: i lavori erano terminati. La donna quasi non riusciva a credere alle sue orecchie: incontrollate lacrime di gioia rigarono le sue gote. Prese un bel respiro e chiamò le sue amiche per dar loro la notizia. Anche se ora le attendeva una settimana di duro lavoro per rendere il locale elegante ed accogliente, la speranza che il sogno si sarebbe realizzato divenne certezza. Sophie, Jasimine, Rosaline ed i loro compagni di vita e di avventura passarono la notte insonne. Il mattino dopo si ritrovarono, distrutti ed assonnati, ma visibilmente emozionati, di fronte all’entrata di quello che sarebbe stato il “loro” locale. Mentre le donne, armate di ramazza, piumini e detergenti, facevano splendere il locale, gli uomini, dietro indicazione delle loro signore, sistemavano la mobilia che avevano acquistato e fissavano i quadri al muro. Nel pomeriggio Richard iniziò a confezionare i primi dolci che sarebbero serviti per l’inaugurazione. Sapeva che avrebbe dovuto lavorare tutta la notte, quindi si avvantaggiò iniziando con quelli più elaborati. Del resto non era solo: alcuni suoi colleghi e gli allievi migliori della sua scuola lo avrebbero aiutato a confezionarli. Quando i primi raggi di un sole sonnecchiante si andarono a posare sul bancone facendolo brillare di una lieve luce dorata, Richard terminò i suoi tre ultimi bon bon, quelli che aveva ideato in onore delle tre proprietarie del locale e li pose nell’angolo più nascosto del frigo. Fissando negli occhi uno ad uno i suoi colleghi, si raccomandò con loro che non venissero serviti per nessun motivo: erano una sua personale sorpresa per Sophie, Jasmine e Rosaline. Quando le tre donne varcarono la soglia per dare un ultimo ritocco, l’uomo si avvicinò a loro con un sorriso e tre croissant: ognuno con il tipo di cioccolato preferito da ciascuna di loro.
A tarda sera, quando l’estenuante giornata dell’inaugurazione era conclusa, Richard fece accomodare le tre amiche ad un tavolo, fece cenno a Jerome e Xavier di seguirlo in laboratorio e diede loro da offrire alle donne tre cupcake al cioccolato con una rosellina bianca sopra.

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